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Tutto il potere ai Cyborg!

Intervista a Riccardo Campa, Presidente dell’Associazione Italiana Transumanisti

Blog lav0cefuturista

Roberto Guerra

 

D- Futurismo, transumanesimo, civiltà scientifica: in certo senso un software programmatico trasparente e radicale; questo traspare dal tuo/vostro percorso

Il transumanesimo cerca di realizzare una sintesi tra la concezione scientifica del mondo, che troviamo già in nuce nella cultura ellenistica e arriva a maturazione con l’Illuminismo, e la poetica delle macchine cantate dai futuristi, protagonisti della rivoluzione industriale, il tutto nella prospettiva nietzschiana dell’uomo che realizza se stesso soltanto andando oltre se stesso. Quest’idea è tra l’altro esplicitamente presente nella produzione letteraria del futurismo italiano. L’idea di un essere oltreumano che si potenzia volontariamente e vince l’invecchiamento e la morte è proclamata a chiare lettere da Filippo Tommaso Marinetti già nel 1910. Nel profetico saggio L’Uomo moltiplicato ed il regno della macchina, si legge infatti: «Noi aspiriamo alla creazione di un tipo non umano... Bisogna preparare l’imminente e inevitabile identificazione dell’uomo col motore, facilitando e perfezionando uno scambio incessante di intuizione, di ritmo, d’istinto e di disciplina metallica... Noi crediamo alla possibilità di un numero incalcolabile di trasformazioni umane e dichiariamo senza sorridere che nella carne dell’uomo dormono delle ali [...] Il tipo non umano e meccanico, costruito per una velocità onnipresente, sarà [...] dotato di organi inaspettati: organi adatti alle esigenze di un ambiente fatto di urti continui. [...] L’uomo moltiplicato che noi sogniamo, non conoscerà la tragedia della vecchiaia!». Il concetto è ribadito nelle battute finali del "Manifesto tecnico della letteratura futurista" (11 maggio 1912): «Mediante l’intuizione, vinceremo l’ostilità apparentemente irriducibile che separa la nostra carne umana dal metallo dei motori. Dopo il regno animale, ecco iniziarsi il regno meccanico. Con la conoscenza e l’amicizia della materia, della quale gli scienziati non possono conoscere che le reazioni fisico-chimiche, noi prepariamo la creazione dell’uomo meccanico dalle parti cambiabili. Noi lo libereremo dall’idea della morte, e quindi dalla morte stessa, suprema definizione dell’intelligenza logica». Questo per dire che non c’era bisogno di aspettare le elaborazioni americane del dopoguerra, per concepire il transumanesimo. Noi italiani possiamo insomma vantare un diritto di primogenitura su questa idea. Se i futuristi del primo Novecento rappresentano una avanguardia dell’esercito prometeico in marcia, i transumanisti non sono altro che l’ultimo reggimento sceso in campo, per la battaglia finale. In questo senso, siamo gli eredi del futurismo italiano e russo, siamo neofuturisti, anche se il prefisso "neo" non dovrebbe nemmeno essere necessario. Il futurismo è per definizione un movimento di idee e d’azione che rinnova perennemente se stesso, guardando sempre avanti.

D- Umanesimo o Scienza? Quel che colpisce il profano o anche l'uomo di scienza è una visione originale, simultaneamente prometeica, quasi neonietzschiana, ma assolutamente democratica e libertaria ...

Come ho cercato di chiarire nel mio saggio "Scienza e superuomo nel pensiero di Friedrich Nietzsche", (consultabile in l'Uomo libero), il pensatore tedesco non era né contro la scienza - come certa pubblicistica postmoderna vorrebbe farci credere - né tantomeno un nemico della libertà. Anzi la sua lotta contro l’etica tradizionale, l’etica di derivazione cristiana, era tutta tesa a liberare l’uomo dal giogo di una falsa morale, affinché potesse finalmente dispiegare le proprie vele e navigare l’oceano infinito della conoscenza. Certamente Nietzsche non era un democratico, mentre noi riteniamo importante la partecipazione di tutti i cittadini a questo processo di transizione. Il cittadino del XXI secolo non è il cittadino del XIX secolo. È mediamente più informato e capace di decidere. Certamente, la democrazia ha tanti difetti. Col principio "una testa, un voto", questo sistema attribuisce lo stesso potere ad una persona semianalfabeta priva di qualsiasi conoscenza del processo politico, e al cittadino colto e informato che invece legge regolarmente libri e giornali. È un sistema in cui i poteri forti fanno il bello e cattivo tempo, riducendo i parlamenti a propri comitati d’affari, e dando per lo più ai cittadini soltanto l’illusione di scegliere tra alternative. Ma, come diceva Churchill, la democrazia è il peggior sistema politico, una volta esclusi tutti gli altri. Io personalmente non vedo per ora alternative a questo pur imperfetto sistema. Forse questo è l’unico sistema che permette di tenere sulle spine i poteri forti, sollecitando costantemente il cittadino semianalfabeta ad informarsi e responsabilizzarsi. Tra l’altro, in questo frangente storico, ho la forte impressione che il popolo italiano sia molto più avanti nella mentalità e nell’uso delle nuove tecnologie dell’oligarchia mummificata che lo governa da mezzo secolo. Per cui, il problema ora non è certo l’eccesso di democrazia, ma la carenza di democrazia, ovvero di partecipazione e ricambio delle classi dirigenti.

D- Qua, corentemente futurista, il Transumanesimo danza anche nelle polemiche con certo umanesimo di retroguardia ...

Il nostro rapporto con l’umanesimo appare in effetti ambiguo. Ma l’ambiguità è dovuta in gran parte al fatto che il termine rimanda a significati diversi. C’è molta confusione intorno a questo termine e vale forse la pena di districare la matassa. Intanto, si tende a contrapporre una cultura umanistica ad una cultura scientifica, identificando l’umanesimo con la cultura retorico-letteraria. Noi siamo anni luce oltre queste scaramucce accademiche sterili e direi anche infantili sulla superiorità della cultura retorico-letteraria o di quella tecnico-scientifica. Noi siamo animali anfibi. Ci sentiamo altrettanto bene nell’aria della poesia, come nell’acqua delle realizzazioni tecniche. Siamo sostenitori di quella che ormai si chiama "terza cultura". E qui direi che i capostipiti sono proprio i futuristi e gli scrittori di fantascienza, oltreché i cultori di quelle materie come la filosofia della scienza o il diritto delle tecnologie che si trovano esattamente sulla linea di confine. In questo senso il transumanesimo è luogo di incontro tra diverse culture ed esperienze. È il luogo in cui l’ingegnere parla col poeta, il filosofo con lo scienziato. È il luogo della terza cultura. In questo preciso senso non siamo anti-umanisti, ma appunto trans-umanisti e trans-scientifici. Il termine umanesimo indica anche quel movimento culturale che, tra XIV e il XVI secolo, ha recuperato all’Europa la cultura pagana, o più precisamente greco-romana, rivalutando così la dimensione umana e terrestre dell’esistenza, prima soffocata dalla dimensione religiosa e oltremondana propria del Medioevo. Ora, se questa è l’accezione, il transumanesimo ha le proprie radici proprio in questa tradizione umanistica, e dunque non può essere visto come anti-umanista. Come segnala il De Mauro, il termine può pure indicare «qualsiasi concezione che riconosce la centralità dell’uomo o che intende rivendicarne i diritti, l’esigenza di libertà e la dignità individuale». Questa è la concezione anglosassone del termine humanism che, affermando la preminenza dell’uomo su tutte le entità soprannaturali da egli inventate nel corso della storia, diventa quasi sinonimo di ateismo o laicismo. Anche se non abbiamo statutariamente una posizione contro le religioni, tanto che riconosciamo tra i nostri precursori anche il filosofo cristiano Francesco Bacone, siamo de facto in prevalenza atei, agnostici, razionalisti. La conseguenza è che, ancora una volta, sarebbe errato scambiare il trans-umanesimo per anti-umanesimo. Tuttavia, vi è anche chi utilizza questo termine come sinonimo di specismo, ovvero per indicare quella dottrina antropocentrica che vede nell’uomo un essere morale diverso e superiore a tutte le altre forme di vita. Tale concezione arriva ad indicare in una non meglio precisata "natura umana" o "vita umana" il senso stesso dell’universo, svalutando così non tanto le entitá soprannaturali, vere o immaginarie che siano, ma tutte le altre forme di vita intelligente conosciute (animali) o ipotetiche (future forme dell’evoluzione biologica, o - se vogliamo lavorare di fantasia - alieni e macchine coscienti). Corollario di questa visione è che gli uomini dovrebbero restare uniti contro tutto il resto, essendo appunto l’umanità il primo fattore identitario. Questo tipo di umanesimo, ma forse sarebbe meglio chiamarlo umanismo, è una forma di "razzismo umano". Se la sacralità dell’uomo è poi derivata da concezioni antropologiche pre-darwiniane, ovvero da ideologie religiose che riconducono la superiorità alla presunta somiglianza dell’uomo al suo ipotetico creatore, ecco che l’umanismo si risolve nell’esatto contrario dell’umanesimo che abbiamo discusso sopra. In questa precisa prospettiva, non esito a dire che il trans-umanista e anche anti-umanista. Se, infine, per umanesimo intendiamo un sentimento di fratellanza "terrestre", l’idea del superamento delle nazioni, il sentirsi uniti in un destino comune, il sentirsi uniti dalla medesima condizione esistenziale, il discorso si fa leggermente più complesso. Nelle nostre intenzioni, vorremmo che il passo verso la postumanità fosse compiuto dall’umanità intera, o addirittura anche da altri vertebrati opportunamente potenziati o da ibridi meccanico-biologici. Vorremmo insomma che l’autoevoluzione cosciente fosse destino comune dell’essere senziente, della vita intelligente, non necessariamente umana. Ma temo che questo resterà solo nelle buone intenzioni. Anche se riuscissimo, con uno sforzo colossale, a permettere l’evoluzione a tutti coloro che la vogliono (questo è il nostro programma massimo), resterebbero sul campo milioni o miliardi di esseri umani che, legittimamente, decideranno di restare tali. Queste scelte, queste decisioni, metteranno fine al destino comune. La scelta di avviarsi verso diversi destini genererà probabilmente due grandi sentimenti di appartenenza, o sentimenti identitari, uno propriamente umanista e l’altro postumanista. Sarà anche interessante vedere se la divaricazione di destini avverrà a livello di individui, gruppi sociali o interi popoli, se vi saranno lotte o pacifica convivenza, se vi saranno divisioni territoriali o società inter-specie, e non solo inter-etniche. Tutto questo è impossibile da prevedere. Ma per un futurista, il rischio, l’incertezza, l’avventura, l’ignoto, il cambiamento non sono certo un problema. Sono piuttosto il senso stesso dell’esistenza!

D- Quali, finora, tra i tanti, gli episodi cruciali e significativi del movimento transumanista e magari qualche anticipazione sui progetti futuri?

Direi che, a parte la fondazione dell’Associazione Italiana Transumanisti nel dicembre 2004, il primo momento significativo è stato l’attacco che ci ha riservato Francis Fukuyama, consigliere di George W. Bush per la bioetica, sul Corriere della Sera, nel febbraio 2005. Definendoci «l’organizzazione più pericolosa del mondo», il filosofo americano ci ha consegnati alla notorietà, attirando su di noi l’attenzione di molte testate nazionali. Le interviste e i servizi di Libero, Panorama, La Repubblica, L’Espresso, Il Sole 24 Ore e molti altri giornali, ci hanno permesso di chiarire meglio il nostro pensiero. Il secondo momento importante è stata la nostra partecipazione alla campagna referendaria per l’abrogazione della legge 40/2006 sulla fecondazione assistita, culminata nel voto del 12 e 13 giugno 2007. Nonostante il referendum non sia riuscito nell’intento, perché i passatisti - sapendosi in minoranza - lo hanno boicottato unendosi ai non votanti, il voto ha segnato un momento decisivo. Dieci milioni di cittadini che vanno alle urne perché vogliono la fecondazione in vitro, la libera ricerca sulle cellule staminali, la libertà di modificare la linea germinale umana, è quella che propriamente si chiama "massa rivoluzionaria non violenta". È la massa che noi intendiamo rappresentare, ora e in futuro, con le nostre battaglie. Il fronte clericale e passatista ha cantato vittoria, ma se si andasse al voto senza quorum prenderebbe una bastonata colossale. Il cuore del popolo è con le nostre idee. E la cricca dei biocon ora lo sa. Può ostacolare la rivoluzione biopolitica non violenta solo imbrogliando le carte. Il terzo momento importante è stato il documentario Nascita del Superuomo realizzato dalla RAI e trasmesso il 15 novembre 2006. In esso dominano due voci narranti, una favorevole al transumanesimo e una contraria. Quella favorevole è basata sul mio scritto "In difesa del transumanesimo". L’altra legge invece passi tratti dagli scritti di Fukuyama ed altri critici. Con la trasmissione abbiamo potuto sperimentare la potenza del mezzo televisivo. Pur essendo stato trasmesso in seconda serata su Rai 3, pur non essendo del tutto benevolo nei nostri confronti, pur essendo un atto unico, il documentario ha centuplicato le visite al sito e ha fatto crescere in modo esponenziale aderenti e militanti. Ci chiediamo cosa accadrebbe se trovassimo spazio regolare in prima serata su RAI 1 o Canale 5, come altri movimenti politici. O se ogni nostro comunicato fosse letto in apertura di telegiornale come le esternazioni del Papa o dei vescovi (che tra l’altro si lamentano, perché ancora non gli basta). Ebbene, se così fosse, saremmo qui a parlare della storia della rivoluzione transumanista e non della sua possibilità! Altro passo importante è stata la formalizzazione dell’Associazione Italiana Transumanisti con atto notarile, il 6 dicembre 2006, al fine di avviare le procedure di riconoscimento. Per questo va riconosciuto in particolare l’impegno del segretario nazionale Stefano Vaj, che è anche autore del libro Biopolitica. Il nuovo paradigma. Il 12 maggio 2007 è un’altra data da segnare in rosso perché indica la prima manifestazione di piazza, la prima presenza fisica del movimento. Abbiamo infatti partecipato con i nostri simboli alla manifestazione del Coraggio Laico, in Piazza Navona, risultando anche tra gli organizzatori. Altro momento fondamentale è stata la redazione e la pubblicazione in rete e su carta del "Manifesto dei Transumanisti Italiani", che realizza una sintesi tra le varie anime culturali e politiche del movimento. Da notare che abbiamo scelto di fissare la data del manifesto all’11 febbraio 2008, perfettamente in linea con la tradizione futurista di emettere i manifesti in data 11. A ruota, è seguita la pubblicazione del primo numero della nostra rivista Divenire. Rassegna di studi interdisciplinari sulla tecnica e il postumano, nella primavera del 2008. E, sempre per quanto riguarda le pubblicazioni su carta, molto importante è stata anche la stampa nel dicembre 2008 del libro Il Transumanismo. Cronaca di una rivoluzione annunciata, sempre a cura dell’associazione, che ricostruisce il dibattito sulla trasformazione postumana degli ultimi quattro anni. Per quanto riguarda il futuro, lavoriamo intanto al nuovo numero di Divenire. Poi, stiamo pensando ad una conferenza nazionale, in cui vorremmo avviare un dialogo con tutte le forze sinceramente e risolutamente transumaniste, futuriste, prometeiche del Paese, per arrivare a coordinare meglio gli sforzi e le iniziative volte allo svecchiamento della nazione.

D- Per finire, dove si colloca il transumanesimo nell’arena politica?

Con uno slogan ben riuscito, potrei dire né a destra, né a sinistra, ma in alto, molto in alto. Vogliamo ancora dare la scalata al cielo, no? Credo che lo stesso problema che si poneva con i futuristi del XX secolo, si pone oggi con i transumanisti del XXI secolo. Marinetti era amico di Mussolini, ma allo stesso tempo era stimato come autentico rivoluzionario da Gramsci, Lenin e Trotsky. Siamo fuori dagli schemi della politica tradizionale. Ognuno di noi ha una provenienza e un legame con una certa area politica, ma è inutile chiedersi se nel complesso siamo socialisti, liberali o fascisti, perché - come abbiamo cercato di spiegare nel Manifesto - i veri confini della politica corrono ormai su altri sentieri, che sono i sentieri della tecnica. Le forze politiche tradizionali cercano freudianamente di rimuovere il problema, affinché non venga turbata la loro discutibile gestione della cosa pubblica, unica cosa che sembra davvero preoccupare i gruppi di potere. Per "gestire l’esistente" in modo proficuo, potendosi alleare con chiunque alla bisogna, è necessario essere il meno ideologizzati possibile. Il che sembra una bella cosa, ma in realtà significa rinunciare completamente ad avere idee e progetti. Il tutto si risolve così nella melassa dell’attuale politica italiana, nelle due varianti del "sono stato frainteso" e del "ma anche", per perpetuare l’immobilismo. Il nulla da una parte. Il nulla dall’altra. Che senso ha chiedersi: con chi mi schiero? Soprattutto, per un movimento come il nostro che ha le idee piuttosto chiare sulla strada da intraprendere. Sappiamo che prima o poi i nodi verranno al pettine. Già ora si cincischia sulla TAV, sugli OGM, sulla fecondazione artificiale, sulle cellule staminali, sulle centrali nucleari, sulle fonti alternative, sulla banda larga, sulla telefonia privata, sulle televisioni via cavo, sui finanziamenti alla ricerca scientifica, e si perdono anni preziosi per non scontentare quel gruppo di potere, quella corrente interna, quella camorra, quel gruppo di facinorosi. Si arriverà al momento in cui quotidianamente si dovranno prendere decisioni politiche sulle nuove tecnologie, sul come produrle e come usarle, e allora questi partiti senza idee, basati su slogan ormai privi di significato, interessati al potere per il potere, esploderanno. E libereranno finalmente le energie che tengono ora represse. Finalmente, passatisti e luddisti - di qualunque colore - andranno da una parte, a tirare il freno, mentre futuristi e transumanisti - di qualunque colore - andranno dall’altra, a spingere sull’acceleratore. Il fronte epimeteico cercherà di affidare il potere direttamente o indirettamente ai chierici e alla natura, mentre il fronte prometeico, parafrasando una vecchia parola d’ordine rivoluzionaria, griderà a gran voce «Tutto il potere ai Cyborg!». Finalmente sarà l’aurora. E allora, sia battaglia e vinca il migliore!

Da: Blog lav0cefuturista

 

 

 

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