MANIFESTO DEI TRANSUMANISTI ITALIANI

Versione sintetica *

* Versione sintetica del Manifesto (integrale) approvato e sottoscritto dal Consiglio Nazionale dell’AIT in data 11 febbraio 2008.
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Premessa


Noi transumanisti ci siamo dati un obiettivo chiaro e ambizioso: creare nel nostro paese le condizioni per una rivoluzione morale e intellettuale di orientamento prometeico. Vorremmo vedere l’Italia e l’Europa protagoniste di una nuova fase di sviluppo tecnologico, scientifico, industriale, culturale, ma anche biologico – allungamento della vita, rallentamento del processo di invecchiamento, salute dei cittadini, potenziamento fisico e psichico di disabili e normodotati, anche oltre i limiti della nostra attuale struttura biologica.
Essendo per noi un valore fondamentale l’autodeterminazione degli individui e dei popoli non intendiamo imporre i nostri valori, ma semplicemente proporli. Per lo stesso motivo non tolleriamo che ci venga imposta con la forza o la minaccia una diversa visione del mondo e della vita.
L’idea cardine del transumanesimo può essere riassunta in una formula: è possibile ed auspicabile passare da una fase di evoluzione cieca ad una fase di evoluzione autodiretta consapevole. Siamo pronti a fare ciò che oggi la scienza rende possibile: prendere in mano il nostro destino di specie. Siamo pronti ad accettare la sfida che proviene dai risultati delle biotecnologie, delle scienze cognitive, della robotica, della nanotecnologia e dell’intelligenza artificiale, portando questa sfida su un piano politico e filosofico, per dare al nostro percorso un senso e una direzione.
È un'idea con una solida tradizione nella storia del pensiero europeo in pensatori come Francesco Bacone, Tommaso Campanella, Jean Condorcet, Friedrich Nietzsche, Filippo Tommaso Marinetti, Leon Trotsky, Julian Huxley, Jacques Monod e Jean-François Lyotard, per citare solo i nomi più noti. Noi, ora, stiamo semplicemente riannodando i fili del discorso, al fine di elaborare una filosofia unitaria e coerente.
Il nostro progetto non può essere confuso con l’eugenetica negativa e autoritaria predicata nel XIX secolo: la sterilizzazione dei portatori di malattie ereditarie è una risposta primitiva e brutale ad un problema che le nuove tecnologie permettono di superare lasciando intatta la libertà di procreazione degli individui e il diritto alla felicità del nascituro.
I fautori dell’evoluzione autodiretta, più che sfidare la natura, intendono dispiegarne le possibilità. Per chi ragiona in termini evoluzionistici, invece che fissisti, il transumanesimo non è (né può essere) contro-natura: delinea piuttosto una nuova continuità tra cultura e natura. Per questo siamo considerati un pericoloso nemico dai nemici dell’evoluzione e della conoscenza. L’accusa di hybris (tracotanza, infrazione del limite, superamento delle Colonne d’Ercole), che ci viene talora rivolta, è espressione di visioni del mondo pre-darwiniane: il transumano non può andare contro-natura perché nulla di ciò che la tecnoscienza può fare si colloca fuori delle leggi della fisica e della biologia. E perché non si è mai data una natura umana che non fosse già il prodotto di un'auto-domesticazione, di una coniugazione dell’umano con l’animale e con lo strumento tecnico, e quindi non fosse in definitiva già un’evoluzione auto-diretta, seppure ancora non consapevole.

Un movimento polimorfo e multiculturale: i pregiudizi più diffusi nei media


Poiché l’idea centrale del transumanesimo può sposarsi con diverse visioni del mondo, nel turbinio di pubblicazioni che i media ci hanno dedicato non sono mancate distorsioni che attribuiscono all'intero movimento idee inesistenti o molto minoritarie. I falsi pregiudizi che circolano sono almeno tre.

1) Il pregiudizio dell’élitarismo plutocratico

I transumanisti sarebbero un’élite di ricchi senza scrupoli, che intendono potenziarsi a livello psicofisico, diventando semidei immortali, una nuova specie superumana, nel migliore dei casi disinteressandosi del resto della gente, nel peggiore al fine inconfessato di ridurre in schiavitù il resto dell'umanità.

2) Il pregiudizio del cultismo pseudoreligioso

I transumanisti sarebbero una nuova setta religiosa, che persegue gli scopi malvagi sopra esposti, anche al fine di sostituire le religioni ora esistenti con un nuovo culto universale. Elementi di questa teologia sarebbero l’esistenza di un dio spirituale del quale i suoi servitori preparano l’avvento e l’incarnazione, attraverso la costruzione di sempre più sofisticati computer e robot. Per i critici atei questo dio-macchina è il dio delle religioni monoteistiche. Per i critici cristiani non può che essere il demonio.

3) Il pregiudizio della ciarlataneria

I transumanisti si affiderebbero alle favole della futurologia, delle utopie, della fantascienza, allontanandosi completamente dalle scienze naturali e anche da quelle sociali.
Questi stereotipi affiorano perchè le frange transumaniste inclini alle posizioni ‘più strane’, pur assolutamente minoritarie, sono più appetibili per media e blog: il ‘pazzo criminale plutocrate’ fa più notizia del ‘normale cittadino che vuole l’accesso alle tecnologie’.

Una strategia per il movimento transumanista italiano


Chiariamo allora gli obiettivi del movimento transumanista italiano, per sgombrare il campo da questi pregiudizi. Nel far ciò rendiamo anche palesi le linee di pensiero dominanti nel movimento internazionale. I nostri tre obiettivi fondamentali sono:
1. lotta per il possesso delle conoscenze e delle tecnologie;
2. lotta per la laicità delle istituzioni e della cultura;
3. lotta per l’affermazione di una concezione scientifica del mondo.

1. Lotta per il possesso delle conoscenze e delle tecnologie.


I sondaggi interni al movimento internazionale rivelano che il pregiudizio dell’élitarismo plutocratico è del tutto caricaturale: 1) la maggioranza dei transumanisti è di sinistra; 2) anche la destra non liberale e il centro cattolico hanno in genere un orientamento sociale, in particolare in Italia; 3) gli stessi liberali in Europa non sono pregiudizialmente contrari alle politiche sociali nell’ambito della ricerca, dell’istruzione e della sanità: minarchisti e anarco-capitalisti sono una minoranza. Ebbene: l’obiettivo dei transumanisti italiani, in linea con il sentire della maggioranza dei transumanisti nel mondo, è l’appoggio a tutti coloro che lottano contro l’esclusione dalle tecnologie attuali e future, sia nelle loro società che a livello internazionale.
Questo si articola su tre livelli d’intervento: libertà, sviluppo, accesso.
Libertà. La priorità assoluta è una battaglia antiproibizionista per ottenere la libertà di ricerca scientifica, nonché la libertà di evolvere, di mutare, di trasformare il proprio fenotipo e il proprio genotipo. Nello specifico italiano, questa libertà è oggi seriamente ipotecata dalla liberticida legge 40/2004 sulla fecondazione assistita e la ricerca sulle cellule staminali. L’abrogazione o la radicale modifica di questa legge è il primo impegno concreto dei transumanisti italiani.
Sviluppo. È necessario pianificare l'impulso alla ricerca scientifica in modo che, pur nella sua autonomia, punti a migliorare le condizioni di salute e longevità.
Accesso. Chiediamo politiche sociali per evitare che sia solo il reddito a decidere chi ha l’opportunità concreta di potenziarsi, rallentare l’invecchiamento, allontanare la morte: il singolo cittadino decide che fare della propria vita, ma con il sostegno della comunità cui appartiene.
L'accesso alle tecnologie è pienamente giustificato dal carattere collettivo della scienza. Ogni scoperta, teoria, invenzione deve la propria esistenza allo sforzo congiunto di molte menti, operanti in luoghi e periodi storici diversi. L’inventore e lo scopritore finale meritano un riconoscimento, anche economico, ma è ingiusto e inefficiente un sistema di brevetti che eccedendo tale finalità, non riconosce il contributo collettivo a monte dell'invenzione. Il suo effetto è un mondo in cui molti esseri umani sono ancora esclusi dai vantaggi dello sviluppo tecno-scientifico.
Sosteniamo l'iniziativa privata nel campo delle nuove tecnologie e l’adozione di misure che la favoriscano laddove il mercato mostra di produrre meglio e a costi più bassi. Il mercato è però uno strumento che a volte fallisce: le infrastrutture fondamentali nel campo dei trasporti, dell’istruzione, della sanità, della ricerca, delle energie, delle esplorazioni spaziali richiedono in genere interventi pubblici di regolazione e finanziamento.
Per le biotecnologie già esiste in Italia un sistema sanitario a finanziamento pubblico che ha tra le sue finalità il miglioramento della salute dei cittadini e la prevenzione delle malattie: le nuove terapie contro l'invecchiamento e le tecnologie potenzianti possono essere automaticamente comprese nelle sue finalità.
Lo sviluppo tecnologico ci mostra l’inadeguatezza dello stereotipo secondo cui la tecnologia avvantaggia i poteri già consolidati, in particolare tipo economico. Conoscenze e abilità possono sovvertire i precedenti rapporti di forza: le tecnologie informatiche in particolare, nonostante possibili insidie, hanno favorito l'accesso e la partecipazione.
È ingenuo e controproducente cercare di fuggire dalla tecnologia, o evidenziarne solo il negativo, perché questa scelta ne lascia il controllo ad altri. Chi diffonde la nostalgia di un passato idilliaco mai esistito o il desiderio di un impossibile e filosoficamente infondato ‘ritorno alla natura’ indebolisce i popoli e li consegna alla schiavitù.

2. Lotta per la laicità delle istituzioni e della cultura


Atei e agnostici sono quasi sette su dieci nel movimento transumanista mondiale, ci dicono i sondaggi. La percentuale di ‘non credenti’ cresce notevolmente in Europa e in Italia, raggiungendo la quasi totalità degli iscritti. Buddisti, pagani e panteisti, presenti in piccole percentuali, non credono anch'essi nel dio personale dei monoteismi. Solo l’1% pensa al transumanesimo stesso come una religione. In questo quadro, il pregiudizio cultista è semplicemente infondato e del tutto fantasiosa l’idea di una religione o di un settarismo transumanista, a maggior ragione di tipo teista. Il transumanesimo non è una religione, anche se nulla vieta di interpretarlo come un’alternativa alla religione, oppure come una visione che può trovare spazio all’interno di una dottrina religiosa.
Duramente attaccati dalla Chiesa cattolica e da politici ed intellettuali filoclericali sin dalle nostre prime apparizioni pubbliche, abbiamo attirato soprattutto atei, agnostici e neopagani, con un orientamento generale di tipo laico o laicista. Ciò non significa che intendiamo chiudere le porte a chi aderisce ad una religione, purchè non pretenda di elevarla a posizione pubblica dominante. Il fenomeno dei cosiddetti ‘atei devoti’ dimostra peraltro che in Italia la laicità non è combattuta solo dai cattolici integralisti. Per noi prioritaria è la laicità delle istituzioni pubbliche, in particolare di quelle strategiche per il nostro discorso – ovvero la scuola, l’università, i centri di ricerca, la sanità, i comitati di bioetica – e preferiamo i teisti laicisti agli atei devoti: la linea di demarcazione resta per noi laicismo-clericalismo, piuttosto che ateismo-teismo.
Esistono però conflitti filosofici profondi fra transumanesimo e antropologia cristiana. Per i cristiani l’uomo è fatto a immagine e somiglianza di Dio e non può cambiare se stesso. Per noi, nietzscheanamente, l’uomo è qualcosa che dev’essere superato: l'uomo può cambiare se stesso ed il mondo, può assumere il proprio destino impugnando la tecnoscienza, invece di rimettersi alla fede e alla provvidenza. Solo con una riforma radicale della propria dottrina il cattolicesimo potrebbe integrarsi con lo sviluppo in senso evolutivo dell’uomo e delle sue tecnologie. Al momento la Chiesa Cattolica è orientata in direzione opposta, preconciliare e premoderna, con totale chiusura sui temi bioetici. Il dialogo con i cattolici, invocato da alcuni italiani che dicono di ispirarsi all’estropianesimo (peraltro Max More, fondatore dell’Extropy Institute, non ha mai fatto mistero delle sue posizioni non solo laiciste, ma anticlericali e antireligiose), risulta quindi impossibile per mancanza di interlocutore: le gerarchie cattoliche hanno dichiarato i loro valori come non negoziabili.

3. Lotta per l’affermazione di una concezione scientifica del mondo


I transumanisti aderiscono a diverse dottrine epistemologiche ma condividono la fiducia nella scienza. C’è chi ne esalta le possibilità cognitive e chi invece la definisce in rapporto alla sua capacità di fondare delle tecniche, ma non si trovano avversari della scienza.
Per scienza intendiamo quella accademica e ufficiale, accolta dalla comunità scientifica internazionale attraverso i rigorosi processi di valutazione delle riviste specializzate e dei comitati di esperti – pur consapevoli delle disfunzioni che talora distorcono tali meccanismi, o rallentano indebitamente l’affermarsi di nuove acquisizioni teoriche, metodologiche e pratiche. La sintesi delle nostre posizioni filosofiche ed epistemologiche è dunque nel senso di una concezione scientifica del mondo. I leader del movimento transumanista lavorano nelle migliori università e centri di ricerca del pianeta. Le accuse di ciarlataneria sono del tutto infondate.
La futurologia – il tentativo di estrapolare gli sviluppi futuri dei trend ora osservabili, a cui gli intellettuali transumanisti dedicano spesso i loro scritti – è operazione del tutto razionale e utile, se il confine tra scienza e speculazione futurologica resta chiaro. La futurologia non è scienza, si occupa di futurabilia (fatti ed enti possibili, ma non ancora esistenti), esplora i possibili scenari futuri senza alcuna certezza e senza generare fideismi. Il transumanista ha ben chiaro il carattere ipotetico e speculativo della futurologia.
Poichè su questo punto sorgono continuamente equivoci, d’ora in poi eviteremo speculazioni troppo ardite nell’ambito di un discorso pubblico. Anche questa scelta rispecchia l'atteggiamento della componente maggioritaria del movimento transumanista. Si consideri la diatriba longevità-immortalità: solo il 7% degli iscritti crede alla possibilità dell’immortalità terrena, mentre il 93% è convinto della più sobria prospettiva di un radicale allungamento della vita media (trend tra l’altro già osservabile), o di un’alterazione dell’aspettativa di vita propria alla nostra specie. Ci impegnamo quindi a limitare drasticamente l’uso della parola ‘immortalità’. Noi non promettiamo l’immortalità, né la indichiamo come nostro obiettivo perchè si allontana troppo dalle possibilità indicate al momento dalla scienza.
Lasciamo dunque alla fanta-scienza e alla fanta-teologia ipotesi come la trasformazione di tutta la materia dell’universo in un unico essere divino e pensante. Mind-uploading e Singolarità ci interessano come visione a largo respiro che permette di inquadrare i problemi del presente in una prospettiva cosmica, ma non possiamo basare le politiche del presente su mere ipotesi futuribili. Rischieremmo di trasformare il transumanesimo in un nuovo opium populi: invece di lottare per ottenere l’accesso a tecnologie reali, come la fecondazione in vitro, la clonazione, gli arti cibernetici, gli organi artificiali, i farmaci genici, i cibi transgenici, nuove fonti di energia, la connessione a banda larga, e via dicendo, potremmo limitarci ad aspettare un’improbabile salvezza proveniente dal Dio-Computer del futuro o la sconfitta della scarsità grazie all’avvento degli assembler nanomolecolari, senza cosiderare il contesto etico, sociale, politico, nazionale ed economico nel quale la tecnologia si sviluppa, cioè il ‘quando’ ‘dove’ e ‘per chi’ degli sviluppi tecnologici futuri, che fanno tutta la differenza per le persone concrete.

Concludere, per tornare all’azione


Non ci illudiamo che queste tre linee programmatiche faranno cessare gli attacchi al transumanesimo. Prevediamo anzi che prenderanno forme nuove: adesso ci accuseranno di sovversione antisistema, di laicismo fondamentalista, di scientismo ingenuo. Il che ci appare comunque preferibile alle accuse precedenti.
Un'ultima considerazione sulla pretesa ingenuità dello scientismo. La concezione scientifica del mondo, se era ingenua quando assumeva la scienza come capace di arrivare a conoscenze certe e definitive, ora è diventata critica. Lo scientista critico afferma che la scienza è una forma di conoscenza privilegiata e che è lecito applicare il metodo scientifico a qualsiasi aspetto della realtà. Gli scientisti critici rispettano la filosofia e sono consci che la stessa concezione scientifica del mondo è una filosofia. In altre parole hanno fatto tesoro delle critiche postmoderne. Con i postmoderni di orientamento antiscientifico si sono talvolta scontrati, ma proprio queste ‘science wars’ hanno consentito loro di affinare il pensiero. Molti ‘scientisti’ odierni sono pronti a caratterizzarsi in senso critico e postmoderno. Se lo scientista acritico del XIX secolo era convinto che possiamo sapere tutto con certezza e lo scettico postmoderno del XX secolo era convinto che non possiamo sapere niente con certezza, lo scientista critico del XXI secolo afferma semplicemente che possiamo sapere qualcosa con sufficiente probabilità. Resta fermo che ciascun transumanista può definirsi come meglio crede sul piano meta-scientifico, purché aderisca ai tre punti cardine del programma e contribuisca alla loro realizzazione.